Melzo 21 marzo 2020
… al tempo del covid-19
Cara Comunità cristiana di Melzo,
è la terza volta che mi permetto di raggiungere tutti e ciascuno in questi gironi drammatici.
Sono tante le parole e le provocazioni che vengono scambiate attraverso i media e i social e spesso anche tramite molti preti e vescovi che cercano di farsi vicino al popolo di Dio, magari persino con lo scrupolo di non fare abbastanza…
Proprio per questo però, vorrei suggerire di non rinunciare ad ascoltare il silenzio di questi giorni. Mi riferisco non tanto a quello percepito nelle strade (che è già di per sè eloquente e devastante ad un tempo!), quanto invece a quel silenzio che denota le tante assenze di questo momento:
anzitutto il silenzio di chi non c’è più; poi il silenzio delle tante realtà che attorno a noi, a poco a poco, si sono zittite, ritratte, spente: dai negozi ai pub, dai parchi alle scuole, dai capannelli alle risate, dagli abbracci agli incontri; persino le chiese sono vuote e mute; persino il morire è divenuto solitario e ancor più silenzioso…!
C’è assenza di tanto, di tanti; c’è un vuoto; c’è silenzio e solitudine, come nel deserto, come nella quaresima di Gesù che forse mai come quest’anno viviamo per davvero. E percepiamo (anche i più distratti) che manca qualcosa, manca tanto, manca forse il Tutto che rende la vita veramente tale. Perché non è per nulla vero che basta il pane per vivere e lo constatiamo in questi giorni!
Mi viene in mente il Sabato Santo, questo strano (per noi!) giorno del Triduo pasquale e che forse abbiamo sempre messo un po’ tra parentesi: è invece il giorno tremendo del silenzio di Dio che Gesù ha sperimentato e che tutti, prima o poi, sperimenteremo o, forse, stiamo già sperimentando, almeno in parte. In quel silenzio e in quella aridità Gesù provò la desolazione, il turbamento, il vuoto interiore, la prova e la difficoltà, il dibattimento della tentazione e, soprattutto, l’assenza di Dio che genera lo spavento di fronte ad un orizzonte senza punti di riferimento e la paura per l’insostenibile fragilità della vita. Quando il silenzio regna sovrano non si può ascoltare altro che quello e quando il silenzio ti entra non solo nelle orecchie, ma in tutti i tuoi sensi e anche nell’animo ti pare di essere parte del nulla, del vuoto, dell’assenza totale di ogni bene, di ogni affetto, di ogni consolazione della vita.
In questo frangente persino le “cose” di Dio ci sono state tolte: l’Eucarestia, i sacramenti, il suffragio per i defunti, la vita comunitaria, i momenti formativi e di incontro, le iniziative, le opportunità…: chissà se domani torneremo ad apprezzare e a non sciupare tutto questo… Ma le cose di Dio non sono ancora Dio!
Invito tutti, anche i più giovani, ad ascoltare questo silenzio e a lasciarsi pervadere da questa assenza di così tanto! E non è ancora l’assenza di tutto…
Penso che molto dovrà necessariamente cambiare dopo quanto sta accadendo: nell’intimità dei cuori come nella vita sociale, nei rapporti come nelle scelte, nella politica come nell’economia di mercato, negli interessi dei singoli come nella solidarietà, nelle motivazioni di fondo come nella fede di ognuno, nei profitti nazionali come nella globalizzazione… Nel giro di poche settimane il mondo è collassato senza escludere niente e nessuno e forse mai (neppure durante il secolo scorso) si è vista una cosa simile: stiamo toccando il fondo implodendo su noi stessi, sulle nostre stesse scelte, sulle nostre corse al potere e sui nostri trend finanziari, sui nostri azzardi e sulle nostre prepotenze. Stiamo constatando (speriamo!) che le molte “torri di Babele” costruite con tanta frenesia non ci hanno resi forti né invincibili e tantomeno sapienti.
Spero che lo slogan di questi giorni “Tutto andrà bene” che serve ad infondere coraggio e speranza, non significhi però la semplice aspettativa che tutto torni come prima. Abbiamo imparato che questa frase era già stata usata da Giuliana di Norwich, una mistica del 1300 che comprendendo come il peccato (personale e sociale) fosse la rovina dell’umanità cadde nello sconforto fino a quando il Signore le fece comprendere che, grazie alla sua morte e risurrezione, ossia grazie all’amore che Dio ha per l’uomo, tutto sarà sempre e solo per il suo bene e mai per la sua distruzione. Dunque il Signore ha fiducia in noi; ma noi quali scelte vorremo compiere da oggi in poi?
Concludo anche stavolta con le parole di un altro martire della fede, don Andrea Santoro, un prete e missionario romano ucciso in Turchia nel 2006:
Signore, eccomi qua: dammi un’aggiustata! Nel silenzio di Nazareth hai maturato le tue scelte, le tue opposizioni, i tuoi sì e i tuoi no. Nazareth è il silenzio più eloquente, più scandaloso di Dio, il più capace di interpellarci, il più urgente.
Non basta chiamarsi “figli di Abramo” per esserlo realmente. Abramo lasciò tutto, spogliò se stesso, si lasciò togliere anche il figlio e la terra che gli era stata promessa; lasciò svuotare da Dio le sue mani, la sua anima, i suoi progetti… Dio sa quello che fa e questo è importante, non quello che noi vorremmo fare o vorremmo che Lui facesse. Solo Dio conta e a volte anche un figlio o una casa o un progetto o un affetto qualunque o un’esperienza fatta possono diventare un Dio! Ecco allora la potatura, lo spogliamento sempre più grande. Quanto nella nostra società e nella vita personale sappiamo aprire un varco per la presenza di Dio, nutrendoci di Lui, regolando su di Lui il nostro tempo, condividendo nel suo nome i pasti, le gioie, i bisogni?
Andrea Santoro
Apriamo dunque un varco a Dio: diamo un senso a queste settimane drammatiche o tutto… non sarà andato bene, ma sarà accaduto per niente! E ci auguriamo di cuore che non sia così!
Il Signore ci benedica: continui a dire bene di noi, sperando Lui per primo che davvero tutto serva al nostro bene!
All shall be well!
Giuliana di Norwich