Mercoledi 26 agosto la città di Melzo ha ricordato il martire Alessandro che prima di essere decapitato a Bergamo, passò proprio dalle nostre terre. A lui è dedicata la Collegiata Prepositurale di Melzo e la nostra Città lo venera come suo Patrono.
Per questa ricorrenza in tempo di pandemia l’Amministrazione civica e la Comunità cristiana hanno pensato di celebrare questa ricorrenza nella piazza principale della nostra Città, quale segno di incoraggiamento e di speranza, di unità e di condivisione.
La Parola che oggi ci ha raggiunto (Mac 9, 23-31; Lc 7, 24-27) è frutto del caso, non è stata scelta appositamente; ma per chi è credente ciò che è casuale è sinonimo di un dono, una grazia che capita senza un motivo, ma quindi solo per amore!
Ogni caso è dunque sempre un’occasione, proprio come quella che oggi, nella festa del Patrono della nostra Città, la liturgia ci offre.
“Ci fu grande tribolazione in Israele”: dovuta alla perdita di una guida forte e sicura e per di più a causa di una terribile carestia; abbiamo ascoltato che risorsero tutti gli operatori di ingiustizia e la gente della regione passò dalla loro parte…
Che descrizione triste, eppure molto ricorrente nella storia; e anche noi ne stiamo vivendo un tratto. Può proprio accadere di tutto, ma l’uomo sembra non cambiare mai.
E accaduto anche per noi qualcosa di inaudito, eppure poco è cambiato! Piuttosto pare esserci una gran voglia che tutto torni come prima, mentre manca la consapevolezza che proprio questa casualità potrebbe essere l’occasione di riformare la vita sociale così come l’economia, la politica così come il mercato, la sanità così come i servizi assistenziali, le politiche familiari così come le imposizioni fiscali, la Chiesa stessa così come le singole comunità cristiane…
Forse stiamo perdendo un’opportunità che potrebbe costituire invece la grande occasione di questo terzo millennio, che già dal suo inizio stava implodendo e che sempre più rapidamente si avvia verso prospettive fallimentari che stanno coinvolgendo tutti i sistemi, gli apparati, le statistiche, le prassi, gli ordinamenti, le istituzioni…
La Parola di Dio ci ha detto che la grande tribolazione non si verificava dal giorno in cui non era più apparso un profeta: perché se mancano i profeti, ossia uomini e donne che sanno vedere oltre e leggere dentro alle cose, la tribolazione è davvero grande!
Nei mesi scorsi abbiamo ascoltato tante voci, persino discordi o contraddittorie e ci siamo pure fatti condizionare da quelle voci al punto da rasentare fobie, depressioni, involuzioni.
Ma abbiamo mai cercato la… profezia, cioè quella voce capace di interpretare gli eventi, di leggerli nel profondo, di indicarne il senso e di coglierne il valore?
Soprattutto per chi si professa credente questo avrebbe dovuto essere ovvio e invece così non è stato; ma anche per chi non fosse credente certi interrogativi dovrebbero essere ancor più laceranti; ma così non è stato…
E allora: “cosa siete andati a vedere?”, ci chiede oggi Gesù. In questo deserto generato da un virus che ha spazzato via tanto e persino molti, che ha azzerato i tempi e le scadenze, che ha svuotato le strade e le piazze… cosa abbiamo visto, cosa abbiamo capito?
Il Signore però conosce i nostri balbettii e le nostre lentezze; è quindi lui stesso a fornirci la risposta a questi interrogativi dicendoci che in queste situazione, in questo deserto degli animi così come delle città, abbiamo visto una profezia, ossia una parola che Dio ha continuato a rivolgere anche in mezzo alla tribolazione, ai timori, allo sbandamento e persino nella morte. Tutto è una parola di Dio per chi sa ascoltare; tutto è un suo invito, uno stimolo, un avvertimento, un incentivo, una carezza così come un rimprovero…
In questi mesi ci è giunta la profezia di un’Europa che ancora stenta ad essere comunità; ci è pervenuta la profezia di un sistema economico estenuato dai profitti e dagli interessi; ci è giunta all’orecchio e al cuore la profezia di ordinamenti sociali al collasso perché non più al servizio delle persone; ci è arrivata la profezia sulla famiglia che domanda più attenzioni e maggiore sostegno; ha gridato la profezia delle diseguaglianze di salute così come la competenza e l’altruismo di molte figure professionali; abbiamo udito la profezia della scuola che non può essere mera istruzione, ma autentica educazione dei più giovani; si è poi fatta sentire prepotente la profezia sulla Chiesa che invitata a reinventarsi non sa ancora osare nuovi percorsi e nuove attuazioni…
Ecco alcune profezie, alcune parole da parte di Dio che dovrebbero scuoterci e che potrebbero rivoluzionare in meglio le nostre esistenze e la nostra convivenza sociale.
Gesù nel vangelo ci ha detto che tutto ciò è anche più di una profezia: è addirittura la preparazione all’incontro con Lui.
Significa che Dio non scarta nulla (per fortuna!), non butta niente, ma si serve invece di tutto per farsi incontrare da noi, per bussare alle nostre porte, per scuotere i cuori, per risvegliare passione e ingegno, per suscitare uomini e cose grandi.
Saremo in grado di prestare ascolto? Avremo il coraggio di risvegliarci da un letargo che da troppi decenni ormai ha assopito e assuefatto i cuori, le menti, le scelte e le motivazioni?
Abbiamo bisogno di profeti; c’è necessità di giganti; occorrono uomini nuovi che finalmente facciano la differenza, anche nella nostra Città, anche nella nostra Comunità cristiana, anche nei rapporti consueti e nei passi ordinari, in casa come in ufficio, in chiesa come a scuola, nelle scelte grandi o piccole, nei sentimenti più intimi come nelle emozioni che ci affratellano…
Il nostro Patrono è stato un combattente, uno che ha saputo rischiare tutto per ciò in cui credeva; insomma, un forte, ma nel bene!
Ecco allora: con le parole di un noto cantautore italiano, ricordiamo che forse è ora di farla finita
ruffiani e mezze calze, che avete spesso fatto del qualunquismo un’arte; tanto ci sarà sempre chi pagherà le spese in questo benedetto, assurdo bel paese. Venite gente vuota, facciamola finita, voi che le verità cercate per terra, da maiali; tenetevi le ghiande, lasciatemi le ali. Tornate a casa nani, levatevi davanti, per la mia rabbia enorme mi servono giganti.
“Cirano” di F.Guccini, 1996
don Mauro