Lc 24, 13-35
In quello stesso giorno… camminava con loro: l’evangelista immagina il giorno di Pasqua lunghissimo, quasi senza tempo e oltre i limiti delle ore e degli istanti. È un giorno che ormai abbraccia tutti i giorni e i momenti della storia perché se Gesù è risorto, niente è più come prima, niente è ordinario, niente è monotonia quotidiana, niente è scontato, niente è senza valore.
Quello stesso giorno arriva dunque fino a noi, fino a questi nostri giorni vissuti nell’isolamento, nel timore del contagio, nella disillusione di tante speranze, nello scoraggiamento a causa della fatica di questo tempo o anche della tristezza mortale per tanti dolori.
In QUESTO stesso giorno, oggi come allora, Gesù cammina con noi, ponendosi accanto alle nostre tribolazioni e ai nostri affanni e, come ha fatto con i due discepoli di Emmaus, ascolta con pazienza i nostri lamenti e sopporta con indulgenza la nostra lentezza a capire, a maturare, a credere…
Non è un caso che Gesù rimanga a fianco di questi due che sono, come noi, senza testa e col cuore lento. Niente infatti è mai un caso, ma tutto è un’occasione e proprio quando noi non ce la facciamo più, Lui allora può fare tutto perché quanto più oscura è la notte, tanto più è vicina l’aurora (Papa Franecsco).
Anche in questi mesi Gesù ci è stato accanto, con risposte certamente diverse dalle nostre attese e dalle nostre preghiere perché anche il rifiuto è pur sempre amore (Benedetto XVI): ce ne siamo accorti? Abbiamo aperto gli occhi? Abbiamo usato la testa? Ci siamo posti delle domande? Abbiamo messo dei punto a capo? Siamo maturati? Siamo cambiati? Quali le scelte nuove e di non ritorno? Abbiamo amato di più?
Un micro-organismo invisibile (e quante cose invisibili esistono nell’universo!) ha messo in ginocchio il mondo: chi siamo allora veramente? Dove sta la nostra presunta grandezza e quanto è reale la nostra fragilità? Cos’è la vita? Quanto valgono i rapporti, i sentimenti, gli affetti? Cosa ci è mancato in questi mesi? È sufficiente sopravvivere avendo il frigo pieno e i cani a passaggio) o ci vuole dell’altro per vivere davvero?
Dopo questi primi giorni di ripresa non pare che il mondo sia cambiato, né a livello personale né a livello sociale! Vengono in mente alcuni passi della Bibbia, dal libro dell’Apocalisse, in cui viene detto che nonostante tutto quello che accade gli uomini continuano a rimanere quelli di sempre e continuano a bestemmiare Dio con i loro comportamenti (Ap 9, 20-21; 16, 10-11).
Eppure Gesù-risorto insiste a fidarsi di noi e oggi come allora, torna a sedersi, anzi ad adagiarsi a tavola con noi, trovandosi appunto a suo agio tra le nostre teste dure e i nostri cuori che rallentano il battito… E non sparisce dalla nostra vista, ma semplicemente rimane invisibile così da essere accanto al cammino di ciascuno, come compagno discreto e rispettoso della libertà di ognuno di noi.
Invisibile, come questo virus, eppure c’è! E se tutti gli accorgimenti presi per convivere col virus li mettessimo in atto invece per stare con Gesù, per averlo sulle nostre mani, per custodirlo in noi stessi, per vederlo nelle cose e negli altri… che bel contagio (!!) ci sarebbe: un contagio di rinnovamento, un contagio di fraternità, un contagio di bene e di speranza.
Perché non imparare a vivere così? Indossiamo guanti e mascherine e igienizziamo tutto: perché non indossare l’abito di una vita nuova e purificare le scelte e le intenzioni? Perché una buona volta non tentare a far battere il cuore a mille anziché rallentarne il ritmo e a far correre pensiero e intelligenza sui sentieri del buon senso, della saggezza e della capacità di comprensione anziché perdere la testa nell’ottusità e nella mediocrità?
Dimora con noi perché è sera: continua ad abitare, anzi a stare a tuo agio, tra le nostre case, in questa nostra Città. E se Tu rimani qui, chi siamo noi per non continuare a starci tentando pure noi quel dono incondizionato che, unico, può cambiare le cose e le persone?!
Preso il pane lo DAVA loro: cioè continuava a darlo in un gesto senza fine e in un giorno senza tramonto. Dio è colui che si dona sempre, comunque, per tutti, ovunque: che è ben diverso dal buonismo o da facili e passeggeri stati emotivi. Si tratta piuttosto di una scelta di vita, di un modo di essere e di esistere.
Ecco in cosa consiste l’Eucarestia che tanti hanno detto di desiderare, ma chissà se con questa consapevolezza!
Ci viene ripetuto che dopo questo virus niente sarà più come prima; e in maniera altrettanto perentoria viene propagandato che nulla è più importante della salute…
Ma per un credente MAI niente dovrebbe essere come prima e la novità del cambiamento dovrebbe risplendere ogni giorno. Inoltre se veramente credessimo alla presenza del Signore Risorto nulla dovrebbe mai inquietarci perché né vita né morte ci separano da Lui!
In quella stessa ora tornarono a Gerusalemme: nella notte, al buio, tra i pericoli della strada e i rischi per se stessi, i due discepoli percepirono che quella oscurità brillava di una nuova speranza tanto da dilatare quel giorno unico fino a noi per regalarci motivazioni vere, per insegnarci significati inediti e per indicarci mete straordinarie.
Ecco perché siamo tornati qui! E se fatica e timori ci hanno un poco avviliti, torniamo a riscoprire che la nostra fede è vittoria che vince il mondo (Gv 5, 4), crea i martiri, plasma i santi, converte i cuori, perdona tutto, ama a dismisura, ricomincia ogni giorno, si rialza sempre, non teme l’errore e non giudica nessuno, accoglie tutti, fa compiere il primo passo e smuove le montagne.
Ecco come si… toglie il peccato del mondo! Ecco come si vince ogni male, anche quello di un virus!
don Mauro