Melzo, 11 marzo 2020
Cara Comunità cristiana di Melzo,
come Parroco e anche a nome degli altri preti della Comunità, vorrei dirvi tante cose in questo particolare momento della nostra storia personale e sociale, per esprimere la vicinanza, l’affetto, la consolazione, il conforto, l’incoraggiamento…
Ricordo che ogni giorno noi preti celebriamo l’Eucarestia senza di Voi, ma sempre e comunque pregando per tutto il popolo di Dio che ci è stato affidato, perché l’Eucarestia è sempre celebrata da tutta la Chiesa e per tutta la Chiesa come bene ci ha spiegato l’Arcivescovo nel suo video-messaggio a tutti i fedeli della Diocesi.
Tuttavia i sentimenti e le emozioni si susseguono e si accavallano e forse ora non è tanto il momento di dire o di fare, ma piuttosto quello di porci tutti in stato di ascolto e di attesa:
l’ascolto della realtà; l’ascolto delle tante domande; l’ascolto dei dubbi e dei timori; l’ascolto di una realtà che scuote e interpella; l’ascolto di un mondo che di colpo si scopre piccolo e fragile…;
e poi l’attesa: non solo quella che tutto finisca (e senz’altro già questa è un’attesa importante); ma per chi crede, anche l’attesa di quanto il Signore vuole indicarci in questo frangente storico: come e dove Signore ci stai conducendo? Come ci stai parlando qui e ora in questa incarnazione forzata che tutti, volenti o no, siamo chiamati a vivere e ad assumere fino in fondo e tutti insieme e nella stessa direzione?
Pare che quest’anno non celebreremo la Pasqua; pare invece che si prolunghi il Natale, l’incarnazione appunto, fino alle sue implicazioni e conseguenze ultime. E tutto ciò non “per finta” o nei simboli della liturgia, ma nella realtà concreta di tutti i giorni. Ma la vera Pasqua è proprio questa, come tante volte vi ho detto!
Rimanendo allora tutti in ascolto e in attesa, in attesa anche di poter tornare nelle nostre chiese a celebrare insieme l’Eucarestia, facciamo nostre le parole dei salmi:
“Attraverso la folla avanzavo tra i primi
fino alla casa di Dio,
in mezzo ai canti di gioia
di una moltitudine in festa.
Perché ti rattristi, anima mia,
perché su di me gemi?
Spera in Dio: ancora potrò lodarlo,
Verrò all’altare di Dio,
al Dio della mia gioia, del mio giubilo”.
Propongo a tutti, compresi i bambini e i giovani della nostra Comunità, un semplice gesto quotidiano:
ogni giorno, quando preghiamo, facciamolo voltandoci verso una delle nostre chiese parrocchiali: verso il S.Cuore oppure verso la chiesa di S.Alessandro o ancora verso la chiesa del Beato Frassati.
Sono le nostre case della Comunità (parrocchia = casa tra le case!) e in ciascuna di esse c’è… il Tabernacolo, ossia la tenda posta in mezzo a noi dal Dio-incarnato: lì c’è Gesù, vivo, vero, reale! Preghiamo rivolti a Lui; desideriamo riceverlo, cioè desideriamo che Dio entri davvero nelle pieghe della nostra vita: è il senso della Comunione sacramentale e che il gesto della Comunione spirituale ci fa cogliere e sperimentare.
Concludo citando un’omelia del cardinal Thuan, mentre da prigioniero in un campo di rieducazione comunista, celebrava clandestinamente la S.Messa:
Senza l’Eucarestia la nostra vita spirituale non cresce.
Oggi voi avete rischiato per venire qui. Forse domani non avrete più un sacerdote che celebri per voi… ma anche allora, nella solitudine e nell’oscurità, rivolgetevi sempre verso tutti quegli altari del mondo dove Cristo si offre e accoglietelo così nel vostro cuore. La vostra anima traboccherà di coraggio e di consolazione.
Vi supplico: rimanete uniti attorno a Gesù, perché la divisione interna dei figli della Chiesa fa più male del male che viene dal di fuori!
Forse prima eravate… cattolici della domenica. Oggi possiamo invece dire al Signore: “Da chi andremo? Tu solo hai parole di vita”.
In questo tempo di incertezza potremmo domandarci dove sia Dio. Oggi voi siete la risposta a questa domanda: Gesù si trova dove gli uomini soffrono e sperano.
Diceva S.Teresina: “Tu sai Signore che per amarti su questa terra non ho che oggi”. Vivendo bene il presente, se siamo amorevoli nel presente, affermiamo con la nostra vita che Dio può vincere il male. I doveri di ogni istante racchiudono sotto le loro oscure apparenze, la chiamata dell’amore e sono come il sacramento del momento presente. Ad ogni minuto allora, voglio dire “Gesù ti amo”.
Un caro saluto a ciascuno di voi,
soprattutto agli anziani e ai malati;
un grande sorriso di serenità e di allegria
ai nostri bambini e ai più giovani della Comunità;
un abbraccio affettuoso a tutte le nostre famiglie!
LA BENEDIZIONE DEL SIGNORE
SU TUTTI NOI!
don Mauro