Dopo aver constatato il disagio e un po’ di confusione diffusi tra il popolo di Dio, mi sento in dovere, come parroco, di dire qualche parola in merito al clima di supposto astio e fomentata divisione che sta condizionando la Chiesa in questo momento storico.
Anzitutto la insinuata contrapposizione tra due Papi: questa non può sussistere perché il Papa è UNO SOLO!! Ed è Francesco! Ed è a lui solo che la Chiesa ora fa riferimento e obbedisce (cioè ascolta attentamente) con religioso ossequio. E dovrebbe essere così anche per i cristiani di Melzo e che magari postano sui social le loro considerazioni in merito, dando così una controtestimonianza!
Il Papa-emerito è appunto “emerito” e non governa più la Chiesa: è un Vescovo, come tutti gli altri Vescovi, ed è in pensione, non ha quindi più responsabilità ministeriali dirette.
Tutto il rispetto e l’affetto per Benedetto XVI, anche per la scelta coraggiosa che ha fatto di dimettersi. Ma ora PIETRO è un altro; ed è Francesco!
Secondo: il Sinodo panamazzonico. Si è trattato di un grande raduno ecclesiale per discutere i problemi e le ricchezze di quella parte della Chiesa che vive in quella particolare condizione culturale e ambientale che è rappresentata dall’Amazzonia. Vescovi, laici ed esperti hanno analizzato e discusso ciò che LA’ accade e che è molto diverso dal nostro specifico (e piccolo!) contesto:
neanche ce lo immaginiamo! Del resto la Chiesa si è sempre “incarnata” nel vissuto dei popoli, fin da quando è fuoriuscita dal contesto del mondo ebraico!
Un conto è la
Chiesa in Oriente e un conto è quella in Europa; un conto è la Chiesa in India e un conto lo è in Africa. Le differenze non possono che essere enormi e solo stando lì, in quei contesti, è possibile comprendere appieno cosa significhi, quali siano le necessità, come sia possibile parlare di Gesù Cristo in modo comprensibile, come capire usanze e tradizioni antichissime che esprimono la storia e la cultura di un popolo e come far incontrare tutto ciò con l’annuncio del vangelo…!
Per la Chiesa in Amazzonia è stata ipotizzata l’ordinazione
sacerdotale di uomini di provata fede che, pur continuando
ad esercitare la propria professione e a condurre la propria
vita familiare, possano alla domenica celebrare l’Eucarestia
in quei luoghi lontani e spesso difficili da raggiungere dove
gli attuali sacerdoti e missionari non riescono ad arrivare se
non una volta l’anno!
Ed ecco la terza questione: il celibato dei preti. Che c’è, come norma (e per di più solo per la Chiesa latina), soltanto da 1000 anni!!! Si tratta di una tradizione senz’altro importante, utile all’esercizio del ministero, spiritualmente fruttuosa ed arricchente, ma soltanto di una tradizione della Chiesa latina, tradizione ritenuta più confacente al ministero per come è stato praticato e viene tutt’ora praticato in questa porzione di Chiesa.
Il Matrimonio NON E’ incompatibile col Ministero sacerdotale. Caso mai è il celibato ad essere stato scelto (da un certo momento in poi) come un’opportunità che poteva meglio favorire l’esercizio del ministero e l’espressione della sua immagine di donazione totale al popolo di Dio come Cristo-Pastore.
Nella Chiesa cattolica d’Oriente i preti sono sposati; nella Chiesa Maronita (i più cattolici del mondo, rimasti sempre fedeli al Papa di Roma!) i preti sono sposati. Il Papa Francesco non ha mai messo in discussione il valore del celibato sacerdotale (che rimane effettivamente una tradizione utile e importante); così come Benedetto XVI non ha mai affermato che il prete non può che essere celibe (fu proprio Benedetto ad accogliere nella Chiesa cattolica i preti e i seminaristi anglicani coniugati passati al cattolicesimo).
Entriamo quindi nella quarta questione: il condizionamento dei Media, le lobby di potere (anche nella Chiesa!), il riflusso di un certo tradizionalismo diffuso tra molti fedeli (anche a Melzo!) e purtroppo anche tra molti preti!
Ricordiamo le parole di Papa Giovanni XXIII: “Non è il vangelo che cambia; siamo noi che cominciamo a comprenderlo meglio”. Ed è vero che quando inizi a capire il vangelo ti manca un po’ la terra sotto i piedi perché il vangelo spalanca porte e finestre, va oltre la legge e le norme, propone orizzonti ampi e soprattutto parla di un Dio che è sempre Altro e sempre Oltre rispetto ai nostri schemi.
Ecco perché nasce un po’ di timore e di insicurezza; ed ecco perché alcuni trovano riparo nei dogmi, nei dictat, nelle norme, nei divieti e persino nei riti liturgici, nelle tradizioni, nelle formule e nella sacralità…!
E’ vero che il mondo oggi è tanto complesso e complicato, ma non è ancora… la fine (!) come invece ripetono spesso certi profeti di sventure che già lo stesso Papa Giovanni aveva indicato come un male per l’umanità e non solo per la Chiesa! Lo ha assicurato anche Gesù nel vangelo che non è ancora la fine! Piuttosto è un’occasione, come continua a ripetere il nostro Arcivescovo che ci invita a smettere di elencare denunce e invece ad assumerci le responsabilità;
a rimboccarci le maniche per metter mano all’impresa di aggiustare il mondo anziché lamentarsi di come si sia guastato.