Carissimi amici di Melzo,
la mia obbedienza di lasciare Melzo per Arese è stata una doccia fredda che anche se in estate la si desidera, non è sempre accettata bene, ma prevale sul desiderio il benessere spirituale e personale della comunità.
Quando sono partita per gli esercizi spirituali nel mese di luglio vi ho assicurato la mia preghiera; ebbene li ho ricevuto l’obbedienza del cambio di casa per cui preghiera e sofferenza si sono unite per un bene comunitario che spero si concretizzi in una vera unità pastorale.
Ho amato questa comunità parrocchiale e ringrazio le mie consorelle che mi hanno dato la possibilità di viverla dal di dentro, di essere presente in ogni ora del giorno e a secondo delle necessità.
Ho sempre fatto tutto con passione e amore per i ragazzi e se guardo nello specchietto retrovisore di questi anni vedo con me sacerdoti, suore, genitori e collaboratori che mi hanno sostenuto e condiviso iniziative, proposte e sfide per rendere più bello, più vero e più semplice la vita bella e buona del Vangelo in tutte le sue espressioni.
Mi vedo in mezzo ai bambini e ai ragazzi, nei momenti di riflessione e preghiera, in cortile e a discutere nel campo sintetico, sulle panchine ad ascoltare successi ed insuccessi scolastici, a rispondere alle domande a volte personali e curiose e altre volte con gli adulti a guardarci attorno a riflettere e fare progetti e iniziative sul futuro, a scontrarci per rendere più chiara l’idea di oratorio: ambiente educativo.
Per cui genitori, volontari, collaboratori non perdiamoci d’animo se qualche ragazzo ci risponde male, crediamo nella nostra azione educativa concretizzata nell’amorevolezza e nella ragione.
Mentre sto scrivendo e vedo le cose dall’esterno e rivedo e ripenso alle vicende e situazioni passate vi suggerisco di vivere l’unità , perché è solo in quella che le persone, i ragazzi vedono la testimonianza cristiana.
Oggi ancora più di ieri sono convinta che ogni ragazzo è educabile, ogni ragazzo ha bisogno di un adulto per parlare, di un adulto che lo guardi con bontà senza pregiudizi e l’oratorio è ancora uno dei pochi ambienti che lo può fare. Crediamoci che si educa insieme.
Concludo queste poche righe ma vi assicuro la mia preghiera perché come ha detto don Bosco “Mi avete rubato il cuore”.
Ciao ragazzi, bambini , genitori e collaboratori.
Suor Elisa